Intervista a Franco Gervasoni, Direttore generale

in SUPSI dal 1997

Si ricorda il suo primo giorno in SUPSI?

Era il 1997. Non ricordo un giorno preciso. Ricordo però, in qualità di docente di statica, costruzioni in acciaio e costruzioni in calcestruzzo armato, molti primi giorni di scuola agli inizi di ogni anno accademico. Momenti intensi, in cui si entra in relazione con un nuovo gruppo di studenti e studentesse, con le loro aspettative verso la scuola e verso il proprio futuro.

Da quel momento, sono trascorsi 20 anni… Qual è stato il suo percorso all’interno della nostra Scuola universitaria?

Si è trattato di un viaggio professionalmente affascinante che mi ha arricchito moltissimo. L’ho vissuto intensamente in molteplici ruoli, dal docente al responsabile dipartimentale della formazione continua, al direttore di dipartimento fino all’attuale compito di direttore generale.

Essere attivi presso la stessa realtà da così tanti anni è segno di attaccamento: cosa le piace di più del suo lavoro, del mondo SUPSI?

Sicuramente segno di passione e identificazione nell’istituzione. Il mio lavoro mi piace per molte ragioni. Ne posso citare tre. L’impegno in un contesto per sua natura positivo, in cui si sente di contribuire alla crescita dei giovani e delle organizzazioni che lavorano con noi, per garantire un futuro migliore a loro e di riflesso a tutta la nostra splendida regione. Il contatto con persone attive in ambiti disciplinari differenti, che permette di osservare la realtà in cui viviamo da molteplici prospettive. L’apertura a livello nazionale, con i frequenti contatti soprattutto con i colleghi all’interno di swissuniversities.

Dalla fondazione ad oggi la SUPSI ha vissuto un importante sviluppo: un percorso a cui hanno contribuito e contribuiscono tutti i collaboratori attivi, nelle diverse funzioni, in tutti i mandati. C’è un progetto o un’attività particolare, a cui ha preso parte, di cui va particolarmente fiero o che ritiene importante per lo sviluppo della Scuola o di un suo settore/ambito? Se sì, per quale ragione?

In generale tutto il progetto SUPSI mi rende orgoglioso. Il bilancio dei primi 20 anni è estremamente importante e ci permette di acquisire consapevolezza su quanto collettivamente siamo riusciti a fare. Se devo citare un progetto specifico indicherei i tre campus universitari che costruiremo nei prossimi 5-6 anni a Mendrisio-Stazione, Viganello e Lugano-Stazione. Daranno un volto moderno alla SUPSI e permetteranno di valorizzare il nostro potenziale e quello di tutto il polo universitario ticinese, rendendoci più visibili e attrattivi per studenti, collaboratori e partner. Una volta ultimati saranno il frutto della dedizione e della generosità di molte persone sull’arco di oltre dieci anni. Dimostreremo di saper concretizzare con tenacia una visione iniziale che a molti sembrava irrealizzabile.

C’è un ricordo particolarmente felice o un aneddoto che vorrebbe condividere?

Ogni consegna dei diplomi in questi vent’anni è stata per me un momento magico, in cui si materializzano gli effetti positivi del nostro impegno quotidiano. I quasi 8000 laureati della SUPSI che sono oggi attivi in Ticino costituiscono un indicatore eloquente del nostro impatto regionale.

Se volesse rivolgere un augurio alla SUPSI per il suo anniversario, guardando magari al futuro, cosa direbbe?

Le auguro di sapersi ulteriormente rafforzare in tutti gli ambiti di azione e di avere un ruolo sempre più riconosciuto all’interno del paesaggio universitario svizzero. E le auguro di rimanere fedele alla sua immagine di istituzione di formazione e ricerca vivace, umile e concreta, a servizio del nostro territorio.