Intervista a Sandro Pedrazzini, Responsabile del Corso di Laurea di Ingegneria informatica

in SUPSI dal 1997

Si ricorda il suo primo giorno in SUPSI?

Il primo giorno in SUPSI non me lo ricordo, perché essendo già impiegato come docente nella scuola precedente, la STS, il passaggio alla SUPSI – alla cui fondazione ho partecipato con entusiasmo insieme agli altri colleghi di allora – è stato graduale.
Mi ricordo invece molto bene la lezione di prova alla stessa STS, perché a causa di un problema di traffico, arrivai all’appuntamento con più di un’ora di ritardo. Non c’erano i telefonini, perciò non potei avvisare la commissione di esperti. Quando arrivai a Trevano, trafelato, sudato e particolarmente agitato, pensai di non trovare più nessuno, invece mi fecero comunque il colloquio e mi permisero di tenere la lezione di prova. Venni assunto e iniziai il mio primo corso dopo due settimane.

Da quel momento, sono trascorsi più di 20 anni… Qual è stato il suo percorso all’interno della nostra Scuola universitaria?

Avendo iniziato presso la scuola precedente come docente a tempo parziale, quindi con una seconda attività, il percorso SUPSI si è sviluppato per forza di cose parallelamente al mio percorso professionale esterno, permettendo comunque alle diverse attività di alimentarsi a vicenda.

Appena fondata la SUPSI si iniziò presto a lavorare anche su progetti, in particolare i primi CTI, a cui potei subito contribuire proprio grazie alla mia attività di ricercatore, prima a Zurigo e poi a Basilea (con un ufficio in quegli anni anche in Ticino, presso la vecchia sede IDSIA di Lugano, grazie all’interessamento del collega Carlo Lepori). In seguito, nel 2000, dopo che iniziai a lavorare per la nuova azienda fondata con i colleghi di Basilea, tuttora attiva, ridussi la percentuale di lavoro presso la SUPSI, mantenendo comunque le attività precedenti.

Nel 2010, quando il collega Renato Pamini andò in pensione, la direzione del DTI mi assegnò l’incarico di sostituirlo nella gestione del Corso di laurea in Ingegneria informatica, funzione che ho assunto e che ricopro tuttora.

Essere attivi presso la stessa realtà da così tanti anni è segno di attaccamento? Cosa le piace di più del suo lavoro, del mondo SUPSI?

Direi proprio di sì. Del mondo SUPSI apprezzo senza dubbio la libertà e la varietà del lavoro, che si rinnova con l’inizio di ogni nuovo progetto. Mi piace anche l’idea di trovarmi in un dipartimento multidisciplinare, con la possibilità di collaborare con colleghi provenienti da ambiti diversi. Detto questo, avendo ricoperto diverse mansioni, realizzo con sempre maggiore chiarezza che l’attività che rende il mio lavoro in SUPSI veramente particolare è l’insegnamento e credo sia questo il motivo principale del mio attaccamento.

C’è un progetto o un’attività particolare, a cui ha preso parte, di cui va particolarmente fiero o che ritiene importante per lo sviluppo della Scuola o di un suo settore/ambito?

Ricordo con particolare simpatia un progetto chiamato “progetto Cobra” dal nome dell’azienda partner. Ci furono due fasi. La seconda rappresentò per me un’esperienza interessante, perché mi portò, con un paio di colleghi, a fare il pendolare dal Ticino alla Francia, vicino a Nizza, per un periodo di sei mesi.

La più importante fu però la prima fase, che vide l’istituto ISIN impegnarsi in una lunga consulenza su infrastrutture, sicurezza informatica, architetture software e metodologie di sviluppo. La ricordo con piacere perché permise a un folto gruppo di collaboratori senior dell’istituto di lavorare assieme e in sinergia per un obiettivo comune. Diverse capacità e conoscenze presenti all’interno dell’istituto furono messe per la prima volta in rete, con orgoglio e soddisfazione di tutti. L’istituto ISIN era stato fondato da poco, i campi di interesse dei collaboratori sembravano distanti fra loro, ma dopo quel progetto qualcosa cambiò. Non c’è come lavorare assieme e dare il proprio contributo in modo incondizionato per rafforzare le relazioni tra le persone.

C’è un ricordo particolarmente felice o un aneddoto che vorrebbe condividere?

Se devo parlare di qualcosa di particolarmente felice non posso non citare il mio periodo sabbatico in Sudafrica, che ha avuto un impatto importante anche per la mia famiglia, con mia moglie e la mia figlia di due anni che mi raggiunsero a Pretoria per alcune settimane.

Un aneddoto lo pesco invece dai ricordi di una conferenza. Pubblicai un articolo con un collaboratore dell’azienda partner di un progetto CTI, l’attuale collega Raffaello Giulietti, e decidemmo di partecipare entrambi alla conferenza organizzata a Düsseldorf. Inoltrai così diligentemente la nostra richiesta di finanziamento, ma mi risposero che i soldi sarebbero bastati per la trasferta di una sola persona… Detto, fatto: quasi per magia trovammo una promozione delle FFS per viaggi in Germania in due al prezzo di uno, riservammo una sola stanza d’albergo e presentammo il nostro lavoro in due, dialogando sul palco, per poterci iscrivere entrambi come speaker, con tassa di iscrizione ribassata… I pasti e le bibite con cui festeggiammo presentazione e trasferta low-cost, ce li concedemmo però per due persone.

Se volesse rivolgere un augurio alla SUPSI per il suo anniversario, guardando magari al futuro, cosa direbbe?

La SUPSI ha ormai superato indenne l’adolescenza, è entrata nella sua maturità ed è per sua natura destinata a crescere. L’augurio è che non abbandoni la sua crescita all’inerzia, ma che la sappia gestire in modo controllato, garantendo uno sviluppo armonioso di tutte le sue componenti, a favore dei nostri studenti e delle aziende con cui collaboriamo.