La formazione professionale in Ticino

Paolo Colombo, Direttore del Dipartimento costruzioni e territorio SUPSI dal 2000 al 2001, attuale Direttore della Divisione della formazione professionale

La SUPSI, Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, è ormai una realtà consolidata e di successo che corona 100 anni di formazione professionale del nostro Cantone e che al contempo proietta il Ticino in una nuova dimensione legata all’innovazione, alla ricerca, a una società della conoscenza che diventa espressione di crescita sociale, culturale e economica.

Ci piace leggere lo straordinario apporto che la SUPSI dà al territorio in cui opera – ma anche oltre i nostri confini – come naturale sviluppo delle Scuole di disegno del Franscini e come istituzione che ha saputo conquistarsi un posto riconosciuto e di peso nel sistema educativo del nostro Paese. Un interlocutore che dialoga con istituti prestigiosi, università e Politenici federali in primis.

Nel 1912 venivano promulgate la Legge sugli apprendisti e la Legge sull’insegnamento professionale. Ai primi esami si presentarono una cinquantina di candidati in una quindicina di professioni. Oggi sono più di 2’700 in più di 120 professioni ai quali si aggiungono ora circa 750 diplomati nei corsi di laurea SUPSI, non senza dimenticare i 400 giovani che si diplomano, dopo il tirocinio, nelle Scuole specializzate superiori e tutti coloro che approfittano delle offerte di formazione continua e di perfezionamento professionale proposte dalle scuole e dalle associazioni professionali di riferimento.

Il principio fondante della formazione professionale nella sua forma duale scuola-azienda, cioè la stretta collaborazione fra l’ente pubblico e le organizzazioni del mondo del lavoro padronali e sindacali e le aziende, è di fatto rimasto invariato e ha permeato un intero secolo.

Il sistema ha comunque saputo interrogarsi ed affrontare le nuove sfide come quella, attuale, della digitalizzazione. Un sistema che è cresciuto, con un Cantone Ticino spesso palestra di sperimentazioni poi riprese sul piano nazionale. Anche la SUPSI lo è. Ma è anche un mondo della formazione che saputo adattarsi alle esigenze delle persone in formazione e rispondere al meglio ai bisogni di un’economia che deve poter contare su persone ben formate, donne e uomini, a tutti i livelli e in tutti i settori, dall’industria all’artigianato, dal sanitario e sociale al commerciale e dei servizi, dall’agricoltura all’arte al turismo.

Lo sviluppo delle Scuole specializzate superiori, l’introduzione della maturità professionale e soprattutto, nel 1997, l’avvio dei corsi della SUPSI è stato il risultato di una politica formativa lungimirante, il progetto che ha cambiato il Cantone. Un solo nome, per tutti: Giuseppe Buffi a cui va la paternità non solo dell’Università, ma anche della SUPSI.

La SUPSI ha iniziato come “costola” della Divisione della formazione professionale con l’integrazione degli allora percorsi formativi offerti, in particolare, dalla Scuola tecnica superiore (architettura, ingegneria civile, informatica e elettronica), dalla Scuola superiore per i quadri dell’economia e dell’amministrazione, dalla Scuola superiore di arte applicata e dalla Scuola superiore per gli operatori sociali. Ma anche di laboratori e istituti quali l’Istituto tecnico sperimentale o il Centro CIM della Svizzera italiana.

L’anima della SUPSI è quindi intimamente legata all’equilibrio fra lo sviluppo del sapere pratico maturato durante la formazione professionale di base in stretto contatto con il mondo del lavoro e i suoi processi produttivi e l’approfondimento scientifico che consente di mettere a disposizione della società e dell’economia professionisti altamente qualificati, capaci di assumere compiti e responsabilità.

Sull’arco di un secolo decine di migliaia di persone hanno potuto approfittare di una filiera professionale completa che ha consentito loro di affermarsi nella vita e nella professione. Ed è proprio questa formazione professionale che permette ai giovani – e anche ai meno giovani – di entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro e così garantire il ricambio generazionale di professionisti, ricercatori e dirigenti qualificati che ci consente di affrontare con serenità e fiducia il futuro.