La storia dell’Istituto materiali e costruzioni

Christian Paglia, Direttore dell’Istituto materiali e costruzioni dal 2006

La storia dell’Istituto materiali e costruzioni della SUPSI inizia negli anni Sessanta quando la nuova legge federale sulla formazione professionale introduce per la Scuola tecnica cantonale superiore del 1950, la denominazione Scuola tecnica superiore (STS). Nel 1963 nascono le sezioni di Ingegneria civile e Architettura, nel 1986 l’Informatica e nel 1993 l’Elettronica. Ai fini del riconoscimento, la legge impone la presenza di un laboratorio. Così, il 7 aprile 1964, il Gran Consiglio concede 5,6 milioni CHF per l’edificazione dell’Istituto cantonale tecnico sperimentale (ICTS). Nel 1966 iniziano le attività dirette per quasi trent’anni dall’ingegner Marzio Martinola, seguito da Tiziano Teruzzi. La struttura fungerà da centro di consulenza scientifica sui materiali e le strutture e da supporto alla didattica della STS di Trevano.

In quegli anni il Ticino produceva materiali da costruzione, con la Saceba SA, per il cemento portland, con l’Industria ticinese dei laterizi, per i blocchi isolanti e con la Monteforno, per gli acciai Box. Si costruiva pure l’autostrada, si iniziava a parlare di compatibilità ambientale, vi fu un considerevole aumento della popolazione e iniziò il problema dell’amianto.

Nel 1997 avviene l’integrazione dell’Istituto (nel frattempo denominato Laboratorio tecnico sperimentale) nella nascente SUPSI. Nel 2001, inizia l’accreditamento per il controllo di calcestruzzo, malte, inerti, acciai, leganti, amianto e per la misurazione delle radiazioni non-ionizzanti e del radon, secondo la norma ISO / IEC 17025. Nel 2008 il laboratorio è promosso internamente alla SUPSI al rango di Istituto, e viene denominato Istituto materiali e costruzioni (IMC).

Nel tempo il numero di collaboratori è passato da sei ad una trentina e sono aumentate le figure professionali specializzate. L’IMC ha mantenuto un forte coinvolgimento nella formazione di base in Architettura, Ingegneria civile, Conservazione e Tecnologie delle macchine. Pure le prestazioni di servizio, la ricerca applicata, e la formazione continua sono rimasti dei mandati principali.

Nella ricerca applicata, sono numerosi i progetti finanziati dall’industria o da enti competitivi dedicati alla scienza. Attività diversificate e adattate all’evoluzione della tecnologia, sulla resistenza all’impatto, sulla durabilità e il ripristino, la diagnostica e la conservazione di beni architettonici. Pure l’accresciuta sensibilità ambientale ha incanalato alcune competenze nel riciclaggio dei materiali, che risolve in parte un altro dilemma del nostro tempo: il riempimento delle discariche. Anche sui materiali innovativi che abbattono l’inquinamento atmosferico da ossidi di azoto, si sta verificando l’efficacia nel tempo di alcuni sistemi.

Nelle prestazioni di servizio, l’Istituto è un controllore neutrale della qualità del costruito, e costituisce un riferimento per i professionisti. Prove di laboratorio, verifiche sui cantieri e consulenze specialistiche ad alto valore aggiunto risolvono problemi articolati con un approccio interdisciplinare.

Non da ultimo l’igiene del costruito e la salute hanno focalizzato l’attenzione degli specialisti. L’amianto, impiegato in passato per le sue proprietà termoisolanti, causa gravi danni alle vie respiratorie. Oggi, lo ritroviamo in alcuni sistemi costruttivi e nell’aria, specialmente quando rimosso nelle ristrutturazioni. Molte precauzioni devono essere prese. Mentre il rilevamento di altre sostanze tossiche, come i bifenili policlorurati, la formaldeide o il gas radon ha migliorato la qualità degli ambienti interni.

E come da vocazione della SUPSI, le conoscenze scientifiche e tecniche acquisite nei mandati, sono continuamente riportate nella didattica per preparare i giovani in formazione a diventare validi professionisti. Questo sarà un obiettivo principale dell’Istituto, che da cinquant’anni, con altri studi, imprese, enti statali o privati, migliorano la qualità del costruito in Ticino.