La storia dell’Istituto scienze della Terra: da prima del 1997 ad oggi

Silvio Seno, Direttore dell’Istituto scienze della Terra dal 2002

L’Istituto Scienze della Terra (IST) e la SUPSI hanno percorso insieme lo stesso cammino fin dall’inizio, il 1997, ma la storia dell’IST è un pò più lunga. Prima del 1997 l’Istituto aveva fatto parte dell’Amministrazione cantonale: era l’Istituto Geologico, poi anche Idrologico, nato con risoluzione del Consiglio di Stato del 3 luglio 1990 che sancì così il cambiamento da Ufficio geologico a Istituto. Non fu solo un passaggio formale, ma l’atto pose l’accento sul bisogno di approfondire la conoscenza scientifica di alcuni aspetti naturali del territorio, come primo passo indispensabile per realizzare qualsiasi scenario, quadro generale, su cui lo Stato possa decidere interventi per mitigare rischi o garantire un utilizzo corretto, sostenibile, delle risorse naturali. Due temi cardine dell’Istituto.

Le radici dell’IST vanno però cercate facendo un passo indietro nel tempo di altri 25 anni. Infatti nel 1964 il Cantone decise di assumere un geologo, il primo, per un problema molto concreto: stabilire la disponibilità di acqua delle falde acquifere ed il loro potenziale di sfruttamento. Sempre il tema acqua ne aumentò l’attività quando, nel 1968, l’acqua sotterranea entrò a far parte del Demanio pubblico, dunque gestita dallo Stato.

Negli anni settanta le competenze si ampliarono ancora, soprattutto per la necessità di raccogliere con continuità e conservare i dati geologici e idrogeologici e un po’ anche per fornire consulenza a vari servizi dell’Amministrazione cantonale. Nacque così l’Ufficio geologico.

Nel 1975 avvenne un altro passaggio chiave, anche in prospettiva della futura SUPSI: per dare supporto scientifico all’Ufficio Geologico e all’Istituto Cantonale Tecnico Sperimentale, oggi Istituto materiali e costruzioni della SUPSI, venne istituito il Laboratorio di Fisica terrestre le cui tracce si trovano ancora nel DNA del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI. Poi vennero le luttuose alluvioni del 1978 e del 1987 che segnarono il Cantone Ticino, ma diedero al tempo stesso un impulso positivo spingendo ad avviare un percorso verso un sistema efficiente di protezione e a dotarsi di una legge che fornisse le basi per realizzare una radiografia sistematica del territorio: il catasto delle zone esposte a pericoli naturali. Legge innovativa perchè era la prima del genere in Svizzera, tanto che anticipava anche le direttive federali in materia, e, soprattutto, portava in primo piano la prevenzione come principale strumento per ridurre i danni. Torniamo così al 1990, anno di entrata in vigore della legge e dell’inaugurazione dell’Istituto geologico che, dopo averla ispirata, si occupò della sua attuazione.

La storia comune con la SUPSI iniziò con un periodo di transizione nel quale l’IST si collocò nella nuova realtà mantenendo alcuni compiti amministrativi del suo passato. Un atterraggio morbido che si concluse nel 2004 con una nuova, importante trasformazione: l’IST lasciò i compiti amministrativi e si focalizzò completamente sulle missioni della SUPSI, ricerca, didattica e prestazioni di servizio. Anche la sede nel frattempo cambiò e nel 2001 l’Istituto si trasferì a Trevano da Cadenazzo dove si trovava dal 1990.
Sempre nel 2004 venne siglato un accordo tra il Dipartimento del territorio del Cantone Ticino e la SUPSI-IST per fornire supporto tecnico-scientifico nel campo delle Geoscienze, come base per analisi e decisioni dell’Amministrazione cantonale: monitoraggio, studi, previsioni, gestione e distribuzione di dati. Questo accordo, negli anni rinnovato e di volta in volta adattato a nuove esigenze, ha rappresentato un modello di collaborazione poi esteso ad altri Istituti della SUPSI. È stato anche un buon volano per quello che è diventato oggi l’IST: un Istituto che lavora in gran parte su progetti competitivi in Svizzera e all’estero, con uno sguardo attento alla cooperazione e sviluppo; che trasferisce il suo knowhow nell’insegnamento; che usa la sofisticata tecnologia di oggi e contribuisce a sviluppare quella del futuro sui temi che sono le radici del suo passato.