Intervista a Wilma Minoggio, Responsabile dello sviluppo e del coordinamento istituzionale della formazione

in SUPSI dal 1997

Si ricorda il suo primo giorno in SUPSI?

Associo il mio primo ricordo della SUPSI a un carrello della spesa. Mi rivedo a due settimane dall’inizio dei corsi. Disponevamo di una biblioteca ma non avevamo nessun libro. Chiamai il Direttore di allora, Angelo Rossi, per informarlo sulla situazione. Con tono deciso mi rispose: “ci sarà una libreria in Ticino dove possa acquistare dei libri!” Mi recai in una libreria di Lugano e pensai che per la prima e unica volta in vita mia avevo a disposizione un grande carrello da riempire, svuotare e riempire ancora, scegliendo quanto di più pertinente e interessante incontravo negli scaffali. Fu un momento magico e irripetibile per una come me che ama i libri.

Da quel momento, sono trascorsi 20 anni… Qual è stato il suo percorso all’interno della nostra Scuola universitaria?

Un cammino interessante, impegnativo e di responsabilità, che ho voluto e potuto fare sempre in compagnia di altre persone che mi hanno aiutata a crescere, ad ampliare i miei orizzonti, a capire che punti di vista diversi sono una ricchezza nel costruire progettualità comuni.

Essere attivi presso la stessa realtà da così tanti anni è segno di attaccamento…

Penso proprio di sì, ed è un aspetto che fa parte di me. Quando credo fermamente in un progetto e nelle persone che vi partecipano mi faccio coinvolgere, ci metto impegno, energia, fatica e forse, a volte, un pizzico di presunzione nel pensare di farcela sempre. Spesso funziona ma a volte no.

Dalla fondazione ad oggi la SUPSI ha vissuto un importante sviluppo: un percorso a cui hanno contribuito e contribuiscono tutti i collaboratori attivi, nelle diverse funzioni, in tutti i mandati. C’è un progetto o un’attività particolare, a cui ha preso parte, di cui va particolarmente fiero o che ritiene importante per lo sviluppo della Scuola o di un suo settore/ambito?

In questi anni la formazione è sempre stata al centro dei miei interessi. Credo di aver in parte contribuito a garantirle la centralità e l’importanza che essa deve avere all’interno della SUPSI. È una passione che viene da lontano, un filo di un grande gomitolo che ha attraversato la mia vita professionale e che continuo a srotolare.

C’è un ricordo particolarmente felice o un aneddoto che vorrebbe condividere?

I ricordi più belli sono legati ai momenti di convivialità con gli studenti e le studentesse, con i colleghi e le colleghe dove i rapporti e gli scambi sono andati oltre la dimensione puramente istituzionale, senza dimenticare i tanti incontri significativi con i partner del territorio.

Se volesse rivolgere un augurio alla SUPSI per il suo anniversario, guardando magari al futuro, cosa direbbe?

La SUPSI è molto giovane, a vent’anni si è nel pieno della vita e tutto pare possibile. Le auguro di crescere e invecchiare bene. Per farlo dovrà tenersi in forma, privilegiare la leggerezza alla pesantezza, la comunità alle individualità, l’umiltà alla tracotanza e dovrà sapere dosare bene la lentezza e la velocità.