Intervista ad Albert Jornet, Professore presso il Dipartimento ambiente costruzioni e design

in SUPSI dal 1997

Si ricorda il suo primo giorno in SUPSI?

Sono approdato alla SUPSI con l’integrazione in essa dell’Istituto Cantonale Tecnico Sperimentale, dove ero collaboratore scientifico, e della Scuola Tecnica Superiore, dove ero docente di chimica della costruzione. Più che del primo giorno nella SUPSI ricordo il periodo di “transizione” dalla STS alla SUPSI: periodo intenso e pieno di aspettative, durante il quale è stato svolto un lavoro di revisione dei programmi e dei contenuti dei corsi, contribuendo così al loro aggiornamento e alla loro adattazione alle necessità derivanti dell’applicazione del modello di Bologna alle università.

Da quel momento, sono trascorsi 20 anni… Qual è stato il suo percorso all’interno della nostra Scuola universitaria?

Fin dall’inizio ho svolto le tre attività che corrispondono ai compiti istituzionali della SUPSI vale a dire: insegnamento, ricerca applicata e servizi. Quindi, a parte qualche mandato temporaneo, non ci sono stati grandi cambiamenti negli anni; o, piuttosto, ci sono stati ma più a livello quantitativo che a livello qualitativo. Certamente, svolgendo queste tre attività in un ambiente accademico, la nomina a professore è stato un gradito riconoscimento.

Essere attivi presso la stessa realtà da così tanti anni è segno di attaccamento: cosa le piace di più del suo lavoro, del mondo SUPSI?

Essendo approdato alla SUPSI dopo un’esperienza professionale di diversi anni nell’industria, come buona parte dei docenti delle SUP, ho sempre apprezzato poter eseguire le tre attività di cui ho parlato sopra: docenza, ricerca e servizi. Introdurre nuove metodologie nella didattica è stata una bella sfida, sviluppare progetti di ricerca dove i risultati possono avere un’applicazione immediata è stato certamente fonte di soddisfazione, e svolgere un’attività di consulenza e servizi mi ha permesso di mantenere il contatto con la realtà, ciò che ha fornito degli spunti per la ricerca e casi di studio per la formazione. In particolare per i corsi di formazione continua.

Dalla fondazione a oggi la SUPSI ha vissuto un importante sviluppo: un percorso a cui hanno contribuito e contribuiscono tutti i collaboratori attivi, nelle diverse funzioni, in tutti i mandati. C’è un progetto o un’attività particolare, a cui ha preso parte, di cui va particolarmente fiero o che ritiene importante per lo sviluppo della Scuola o di un suo settore/ambito? Se sì, per quale ragione?

Ricordo con molto piacere il progetto di ricerca “Malte per edifici storici: confronto tra malte tradizionali e malte premiscelate”, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica. Per me si tratta di un progetto esemplare perché illustra molto bene come la ricerca applicata può rispondere a una necessità del territorio, manifestata in questo caso dall’Ufficio dei Beni Culturali, e allo stesso tempo può avere delle ricadute nella didattica, fornendo nuove conoscenze, dati aggiornati e importanti informazioni su materiali potenzialmente utilizzabili nel restauro.

C’è un ricordo particolarmente felice o un aneddoto che vorrebbe condividere?

Ma… per me è stata un’esperienza veramente particolare il lavoro di consulenza svolto nel 2005 in Libia, prima della caduta di Gheddafi, nel contesto del “Great Man-Made River Project”. Il progetto prevedeva il trasporto di acqua potabile, presente a grande profondità nel Sahara libico, per centinaia di chilometri verso le città costiere. Un gruppo internazionale di esperti indipendenti doveva valutare la durabilità delle canalizzazioni sotterranee in calcestruzzo precompresso rivestito con uno strato di poliuretano. Inoltre, la partecipazione a questo progetto mi ha permesso di visitare il sito romano di Leptis Magna, sito straordinario con un anfiteatro in eccellente stato di conservazione. Almeno nel 2005.

Se volesse rivolgere un augurio alla SUPSI per il suo anniversario, guardando magari al futuro, cosa direbbe?

Per quanto riguarda il nostro dipartimento mi auguro che sia in grado di sviluppare una stretta collaborazione con l’USI, quindi con l’Accademia di Architettura, mantenendo ovviamente ognuno le proprie specificità. Essenzialmente, formazione Bachelor e formazione continua nelle SUP, e formazione Master e PhD all’USI. Mi auguro anche che lo sviluppo dell’apparato burocratico-amministrativo venga tenuto “sotto controllo”, ovvero che venga ridimensionato e proporzionato rispetto all’apparato “produttivo”. Infine, mi auguro che la formazione di professionisti di qualità nei diversi settori in cui la SUPSI è attiva rimanga l’obiettivo principale: siamo una scuola universitaria professionale!