Intervista a Andrea Salvadè, direttore Istituto sistemi e elettronica applicata (ISEA), Dipartimento tecnologie innovative

in SUPSI dal 1997

Si ricorda il suo primo giorno in SUPSI?

Sì, me lo ricordo bene, era il 1993 ed il palazzo dell’allora Scuola tecnica superiore (STS) doveva ancora essere ultimato. Infatti, entrando in quello che è ancora oggi il mio ufficio, ho trovato ad attendermi calcinacci e materiale edile.

1) Da quel momento, sono trascorsi più di 20 anni- Qual è stato il suo percorso all’interno della nostra Scuola universitaria?

Quando mi sono candidato come docente del nuovo percorso di studi in elettrotecnica della STS, poi diventata SUPSI, lavoravo a Zurigo presso Siemens, ma desideravo poter ampliare le mie competenze professionali anche al mondo della formazione. Contemporaneamente è nato anche il primo programma di ricerca della STS nel campo della microelettronica denominato MicroSwiss, e per avviare questa attività, viste le mie competenze, mi è stata offerta la possibilità di lavorare a tempo pieno. Non me lo sono fatto ripetere due volte e, da allora, mi occupo di formazione e ricerca alla SUPSI.

Le tappe più importanti e appaganti della mia carriera sono state la partecipazione alla crescita del Corso di laurea in elettronica e il consolidamento nelle sue fasi di sviluppo del Laboratorio microelettronica e informatica tecnica (LMIT), oggi Laboratorio microelettronica, bioelettronica e sensorica (LMBS).

Una decina di anni più tardi ho intrapreso una nuova sfida: un primo progetto nel campo dell’alta frequenza mi ha stimolato a creare un nuovo settore scientifico poi diventato, nei primi anni del 2000, il Laboratorio telecom telemetria e alta frequenza (TTHF), nel quale sono stati portati a termine innumerevoli progetti di ricerca e che mi ha dato la soddisfazione di vedere crescere molti giovani ingegneri.

Dallo scorso mese di settembre sto affrontando una nuova ed entusiasmante sfida: sono infatti stato nominato direttore dell’ISEA.

Essere attivi presso la stessa realtà da così tanti anni è segno di attaccamento. Cosa le piace di più del suo lavoro, del mondo SUPSI?

Nel mio percorso alla SUPSI ho sempre incontrato da parte di tanti colleghi grande spirito di collaborazione e disponibilità. Ciò è fondamentale per ottenere dei risultati positivi e mantenere viva la motivazione.

Inoltre, il mio lavoro mi permette di coniugare le mie due passioni: da una parte la professione dell’ingegnere che sviluppa nuovi prodotti e soluzioni concrete per le imprese e la società, e dall’altra il contatto con le giovani generazioni e la possibilità di trasmettergli le mie conoscenze.

Dalla fondazione ad oggi la SUPSI ha vissuto un importante sviluppo: un percorso a cui hanno contribuito e contribuiscono tutti i collaboratori attivi, nelle diverse funzioni, in tutti i mandati. C’è un progetto o un’attività particolare, a cui ha preso parte, di cui va particolarmente fiero o che ritiene importante per lo sviluppo della Scuola o di un suo settore/ambito?

Per me è sempre stato importante promuovere e valorizzare progetti i cui risultati sono subito applicabili e che hanno quindi così un impatto positivo sul territorio aiutando in particolare le industrie ticinesi a restare competitive sul mercato e al passo con i tempi. Inoltre, vorrei menzionare anche quei progetti che coniugano aspetti tecnico-scientifici di alto livello con un risvolto sociale molto importante. In particolare citerei: il progetto REACT, ideato per favorire mediante la tecnologia e la comunicazione l’apprendimento e il gioco dei giovani con disabilità; e il progetto MWMED mediante il quale s’intende sviluppare una tecnologia basata sulle microonde per l’individuazione precoce del cancro al seno che purtroppo è la causa di maggiori decessi a causa di tumore fra le donne.

C’è un aneddoto che vorrebbe condividere?

Quando ho iniziato a lavorare qui al Galleria 2 ho portato con me una pianta che si trova tuttora nel mio ufficio. Da 10 cm è diventata grandissima: in effetti ora ricopre tutto il soffitto del mio ufficio. In questo periodo è particolarmente verde e rigogliosa, si tratta sicuramente di un buon segno.

Se volesse rivolgere un augurio alla SUPSI per il suo anniversario, guardando magari al futuro, cosa direbbe?

La SUPSI è una macchina molto complessa composta da molti ingranaggi che ha il grande onere e onore di formare tanti professionisti rimanendo sempre vicina al territorio e all’industria. Auguro alla SUPSI che possa continuare su questa strada e che continui a puntare sui giovani offrendo loro delle importanti opportunità di crescita, professionale e umana.