Intervista a Luca Crivelli, Direttore DEASS

in SUPSI dal 1997

Si ricorda il suo primo giorno in SUPSI?

Ricordo uno dei primi giorni. Era il 1997 e la sede del dipartimento si trovava ancora presso le Scuole Medie di Morbio. C’era una pioggia battente che aveva iniziato ad infiltrarsi attraverso il soffitto dell’edificio (progettato da Mario Botta). Il custode era corso ai ripari, sistemando alcuni secchi nei corridoi per evitare che l’acqua andasse dappertutto. Se penso al Campus di Lugano-Stazione, che oggi più che mai appare una chimera, mi viene da dire che la logistica di ieri e quella di domani hanno qualcosa in comune: fanno acqua destando preoccupazione!

Da quel momento, sono trascorsi 20 anni… Qual è stato il suo percorso all’interno della nostra Scuola universitaria?

Segnalo alcune tappe significative: la responsabilità dell’area “economia politica” presso il DEM nel 1998, l’avvio del primo studio post-diploma SUPSI, il Master in economia e gestione sanitaria offerto con l’USI, nel 1999. Nel 2002 è arrivata la nomina a professore SUPSI, nel 2007 il primo progetto del fondo nazionale. Dopo una carriera a cavallo tra SUPSI e USI, nell’autunno 2014 ho accettato la sfida di dirigere il nuovo DEASS.

Essere attivi presso la stessa realtà da così tanti anni è segno di attaccamento: cosa le piace di più del suo lavoro, del mondo SUPSI?

Il mio lavoro è molto cambiato in questi anni. Come professore tendevo a dare importanza ai traguardi personali (ai progetti di ricerca e alle pubblicazioni), ero orgoglioso quando venivo invitato a tenere conferenze o lezioni presso università prestigiose. Assumere il ruolo di Direttore di dipartimento ha significato cambiare prospettiva, passare dalla funzione di tenore a quella di direttore d’orchestra. Oggi non conta più se mi riesce o meno il “do di petto”; lavoro perché i miei colleghi possano raccogliere dei buoni frutti e gioisco per i successi di tutta la squadra.

Dalla fondazione ad oggi la SUPSI ha vissuto un importante sviluppo: un percorso a cui hanno contribuito e contribuiscono tutti i collaboratori attivi, nelle diverse funzioni, in tutti i mandati. C’è un progetto o un’attività particolare, a cui ha preso parte, di cui va particolarmente fiero o che ritiene importante per lo sviluppo della Scuola o di un suo settore/ambito? Se sì, per quale ragione?

Un progetto recente di cui vado molto orgoglioso è il Msc in Cure infermieristiche. Il Ticino della sanità freme per la partenza della facoltà di biomedicina dell’USI. Ma due anni prima dell’arrivo a Lugano degli studenti di medicina, una ventina di studenti SUPSI inizieranno un percorso di Master of science in nursing, con indirizzo clinico. Saranno prevalentemente donne, che dopo 5 semestri avranno acquisito competenze cliniche avanzate ed assumeranno un ruolo molto importante nel nostro sistema sanitario.

C’è un ricordo particolarmente felice o un aneddoto che vorrebbe condividere?

Ricordo con piacere gli incontri tra i Responsabili di Area del DEM e quelli del DLS, nei mesi che precedettero la nascita del DSAS. In quei pomeriggi di incontro e discussione con Graziano Martignoni, Christian Marazzi e Michele Mainardi ho per la prima volta intravisto il potenziale e la fecondità del dialogo interdisciplinare e della collaborazione interprofessionale.

Se volesse rivolgere un augurio alla SUPSI per il suo anniversario, guardando magari al futuro, cosa direbbe?

Incoraggerei la SUPSI a ridare attenzione a ciò che è essenziale in una SUP: la qualità della sua formazione e ricerca. Benché gli strumenti di management (la gestione finanziaria, la strategia, i sistemi di controllo interno e di qualità, la gestione dei rischi) siano importanti e necessari per dare sostenibilità e futuro alla nostra istituzione, essi devono rimanere “al servizio”. Mi auguro che le nostre leve gestionali siano dunque poco invadenti e traggano legittimità dalla loro capacità di migliorare le condizioni quadro in cui docenti e ricercatori sono chiamati ad operare.