Intervista a Luca Diviani, responsabile del Laboratorio Ingegneria meccanica

in SUPSI dal 1997

Si ricorda il suo primo giorno in SUPSI?

Nel gennaio del 1996 ho iniziato a lavorare presso il Centro CIM della Svizzera italiana, allora diretto da Bernardo Ferroni. Ricordo bene il mio primo giorno di lavoro, è stato un po’ come il primo giorno di scuola: eccitazione, ansia e anche un po’ di paura di non sapere cosa ti aspetta.

L’integrazione dell’istituto CIM all’interno della SUPSI è avvenuto in modo graduale: ricordo soprattutto una certa diffidenza reciproca fra chi si occupava di ricerca e chi di insegnamento. Probabilmente era unicamente diffidenza per il nuovo e per il diverso. A 20 anni di distanza, l’integrazione fra questi due mondi, a volte così diversi, si è svolta con grande successo.

1) Da quel momento, sono trascorsi più di 20 anni… Qual è stato il suo percorso all’interno della nostra Scuola universitaria?

Dal primo giorno di lavoro ad oggi, con grande passione mi occupo di ricerca applicata nell’ambito dell’ingegneria meccanica, lavorando a stretto contatto con moltissime aziende del nostro territorio.

Negli anni il nostro laboratorio è cresciuto e, nel 2009, ho iniziato a coordinare il gruppo di Ingegneria meccanica che allora contava 9 persone. Dal 2012, dopo una riorganizzazione dell’istituto, sono responsabile del nuovo Laboratorio di Ingegneria meccanica che oggi conta 15 collaboratori.

Con altrettanto entusiasmo, dal 2000 mi sono dedicato alla formazione, partecipando attivamente alla creazione del nuovo corso di laurea in Ingegneria meccanica. Da allora insegno in diversi corsi di base e specialistici e sono relatore di progetti di semestre e di diploma.

Essere attivi presso la stessa realtà da così tanti anni è segno di attaccamento: cosa le piace di più del suo lavoro, del mondo SUPSI?

Sicuramente sì: lavorare per 20 anni alla SUPSI ha significato partecipare alla sua nascita, vederla crescere, vederla cambiare, condividerne i successi e, a volte, le sconfitte. Tutto questo ha consolidato un forte senso di appartenenza e di orgoglio per i successi ottenuti.

C’è un progetto o un’attività particolare, a cui ha preso parte, di cui va particolarmente fiero o che ritiene importante per lo sviluppo della Scuola o di un suo settore/ambito?

Molti progetti e attività a cui ho preso parte mi rendono orgoglioso, sia nell’ambito della ricerca che dell’insegnamento.

Se devo citare un progetto, ricordo con entusiasmo il lavoro svolto con l’azienda RIRI per lo sviluppo di una cerniera a tenuta stagna interamente in materiale plastico. Il prodotto, testato dal team Alinghi vincitore della Coppa America nel 2003, è diventato “storia di successo” per la CTI che ha finanziato il progetto.

Nell’ambito dell’insegnamento invece, sono particolarmente fiero di aver contribuito alla creazione e al miglioramento continuo del corso di laurea in Ingegneria meccanica. Contribuire alla crescita dei giovani studenti durante il loro percorso formativo è sicuramente motivo di orgoglio.

C’è un ricordo particolarmente felice o un aneddoto che vorrebbe condividere?

Lavorare alla SUPSI per più di 20 anni mi ha dato modo di conoscere persone speciali che hanno contribuito alla mia crescita professionale e personale. I ricordi più belli sono quindi legati a loro: con alcune ancora oggi lavoro o collaboro, altre si stanno godendo la pensione, mentre alcune purtroppo non sono più fra noi.

Se volesse rivolgere un augurio alla SUPSI per il suo anniversario, guardando magari al futuro, cosa direbbe?

Auguro alla SUPSI, al di là della sua grandezza, di restare un’istituzione dinamica, capace di entusiasmare e di valorizzare i propri collaboratori.

Spero possa rimanere fedele alle caratteristiche che meglio la contraddistinguono: l’orientamento alla pratica, l’interdisciplinarietà e l’eccellenza nella formazione e nelle attività di ricerca volte allo sviluppo delle necessità del territorio e della società.