Sei stato a capo dell’Ufficio dell’insegnamento medio per 18 anni. Come hai visto cambiare la scuola – media, ma non solo – in questi anni?
Con un po’ di ironia si dice che se una persona ibernata da 100 anni dovesse svegliarsi, l’unica cosa che saprebbe riconoscere nella società attuale è la scuola. Vista così, la scuola sembra particolarmente resistente al cambiamento. Se questo discorso è valido per le strutture logistiche, va subito detto che anche in un lasso di tempo ridotto, appunto 18 anni, la scuola media è cambiata parecchio. La sede scolastica è diventata progressivamente una comunità educante, la popolazione scolastica è sempre più multiculturale, il mandato educativo della scuola si è allargato (fin troppo?), i piani di studio sono stati riscritti in due occasioni, sul piano pedagogico e didattico l’allievo è sempre più attore del suo apprendimento e l’insegnante diversifica la sua azione in funzione delle caratteristiche degli allievi.
Il piano degli studi e La scuola che verrà sono novità che hanno messo in fermento il mondo della scuola. Quali sfide e quali opportunità portano?
Entrambi i progetti di riforma rappresentano indubbiamente delle opportunità per migliorare ulteriormente la nostra scuola. Essendo due iniziative di grosso rilievo che si prefiggono di riformare l’intera scuola dell’obbligo, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati devono riuscire a coinvolgere e far partecipare docenti e quadri scolastici.
Anche la formazione dei docenti ha attraversato diverse trasformazioni. Che ruolo gioca oggi per la qualità della scuola e quali sono le tue aspettative nei suoi confronti?
Tutti, e non solo in Ticino, siamo concordi nell’affermare che la “buona scuola è fatta dai bravi docenti”. Ne consegue che il ruolo del DFA è fondamentale. L’auspicio è quindi che sappia anche in futuro formare docenti appassionati, competenti sul piano pedagogico e didattico, in grado di collaborare e aperti verso la formazione continua.
La scuola media è una soluzione unica in Svizzera per il livello secondario I. Cosa ne apprezzi in particolare?
Direi i suoi principi fondanti. Nonostante i profondi cambiamenti sociali, economici e politici la scuola media è riuscita a preservare le sue caratteristiche, ossia di essere una scuola di tutti e per tutti, equa, solidale, orientata alla crescita di ogni allievo e in grado di assicurare una valida formazione culturale a tutti i giovani.
Qual è il tuo augurio per i prossimi 18 anni della scuola ticinese?
Viste le numerose pressioni alle quali è sottoposta, il mio augurio è che la scuola possa sempre “tenere l’allievo al centro” e nel contempo sviluppare la sua azione educativa realizzando, attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei suoi attori, progetti innovativi di riforma .